Santa Barbara è senza dubbio nota per la sua stravaganza e per le sue incursioni nel mondo onirico e fantastico. Questa è una delle peculiarità che la contraddistingue dalle altre soap. Dopo SB anche Passions cercò di proseguire sulla stessa strada, ma creò situazioni decisamente assurde e troppo surreali, tali da risultare spesso ridicole. Insomma nel 1993 SB fu cancellata e con lei fu cancellato anche il suo magico tocco. Questa premessa è fondamentale per contestualizzare il post di oggi perché non sempre SB ha centrato il bersaglio. Soprattutto nel 1990: quella che secondo me fu l’annata più buia di SB, pur essendo stata premiata con l’Emmy. La storia senza dubbio più assurda del 1990 fu quella cosiddetta del “Talismano”. Provo a riassumerla in breve: Cruz si è appena riappacificato con Eden dopo la parentesi “Robert Barr” quando un misterioso anziano si presenta alla sua porta, perdendo i sensi poco dopo. L’anziano dice di essere un antenato indiano di Cruz e gli affida un talismano dai magici poteri. L’anziano muore poche ore dopo e Cruz, un po’ scettico all’inizio, indossa il talismano. Da quel momento in poi Cruz sarà pedinato da un arabo deciso ad impossessarsi del talismano, ma proprio grazie ai poteri del talismano, Cruz riesce a scampare alla morte più e più volte.
Bene, il riassunto in sé dovrebbe bastare per farvi mettere le mani nei capelli. Questa storyline, conclusasi in poche settimane, mi ha lasciato abbastanza freddino. Non ho mai capito cosa centrassero gli Indiani d’America con gli Africani, non ho mai avvertito un reale senso di pericolo provenire dal Pasha perché era un cattivo troppo debole e non incisivo e non ho mai capito il senso di questa (finta) trasferta esotica. Finchè non ho realizzato che il produttore esecutivo di SB nel 1990 era John Conboy, che in passato aveva prodotto anche Capitol. Ricordate la storia d’amore tra Sloane ed il Principe Alì. Ecco appunto! Forse Conboy sentiva nostalgia per la sua vecchia creatura e decise di provare a banalizzare anche SB inserendo un’improbabile esotica trasferta in un qualche immaginario Principato africano. Ovviamente non è l’ambientazione in sé ad essere ridicola, ma la mancanza totale di una sceneggiatura forte abbastanza da sostenerla. Il talismano non risultò infine così magico.
Il disastro della fiction siciliana Agrodolce non si dimenticherà facilmente. La prima serie finanziata dalla Regione Sicilia con 12, 7 milioni di fondi Fas e 12,3 Rai. Altri 46 per la seconda e la terza. Agrodolce però è morta. Le 134 maestranze sono in cassa integrazione. Il tesoro dei fondi Fas verrà tolto all’isola dal Cipe. Restano le speranze deluse dei siciliani, il solito spreco di denaro pubblico e le numerose intercettazioni ambientali.
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